Intervista a Maria Cristina Casalini Masnovi.

Il forno di Chèco dei Michilì era di Vaira Francesco e Moncini Domenica.
Molto probabilmente si tratta del primo forno “commerciale” presente a Ono S. Pietro, usato fino agli anni sessanta del 1900.

Il forno è collocato in un’apposita costruzione annessa alla casa padronale. La volta è in mattone refrattario come anche il basamento, non ha canna fumaria e il fumo fuoriesce da un’apertura sul tetto. È alloggiato su una struttura in muratura a base rettangolare con spazio sottostante per ammucchiare la legna.
Nell’angolo della casetta c’è anche un focolare dove far bollire le patate. Molti degli anziani del paese ci raccontano che in quel forno si produceva il pane che poi veniva venduto nella bottega di famiglia in Via Brugnolo, vicina allo stesso. Nella bottega c’era un armadio con tanti cassetti con la parte anteriore in vetro per vedere i diversi tipi di farina, ancora oggi conservato nella casa dello zio Michele.

Negli anni ‘60 la bottega venne spostata nel forno commerciale posto in Via Canale, sempre di proprietà della famiglia Vaira, ma gestito da un fornaio di Losine: Giovanni Zanetta.
Cristina ci racconta che “la nonna faceva il pane una volta la settimana soprattutto in estate per chi andava in alpeggio con le bestie. Le spongàde si facevano solo a Pasqua e con la pasta avanzata si cuocevano i biscotti. Quando si toglieva il pane dal forno poi si mettevano dentro le mele a cuocere. In inverno si faceva meno il pane perché c’era la polenta e nel forno si preparava qualche pollo e l’arrosto… ma di rado!” Il pane veniva preparato principalmente con la farina di frumento mischiata con la farina d’orzo, cereali coltivati nei loro numerosi campi.
Si seminava anche la segale nei coltivi più alti (in località Pil, perché erano più battuti dal sole), ma veniva utilizzata per dar da mangiare al bestiame. “Il nonno era andato anche a Cimbergo per comprare il grano saraceno (furmentù) e aveva seminato anche quello che poi veniva macinato presso mulino di Cerveno, ma andavano anche a Cemmo e a Nadro.”

Cristina è una donna sempre in movimento, che si divide tra il lavoro, la famiglia e l’attività dei campi che ancora oggi cura e gestisce con un’energia sorprendente, il suo pane migliore è quello di grìpole!
“Il mais ancora oggi lo porto a macinare a Bienno, mentre il mais nero spinoso lo macino io a casa con la macina elettrica perché è più duro dell’altro”