Tra i propri beni di interesse storico e culturale Cerveno conserva ancora l’attrezzatura di un caseificio turnario, risalente agli inizi del secolo scorso, che per lungo tempo ha prodotto burro di affioramento e formaggio tipico della valle, consentendo in tal modo ai suoi abitanti, occupati principalmente nelle attività agricole/boschive e nell’allevamento del bestiame, una sopravvivenza dignitosa.
Si tratta di una parte fondamentale della storia del paese: si ricordano in esso le norme, le abitudini, le consuetudini che regolavano la gestione dell’attività.
Caseificio turnario perché le “cagliate” venivano assegnate a turno in rapporto alla quantità di latte che ogni utente (culunèl) conferiva nel corso dell’anno, e il cui esercizio fondava su un concetto fondamentalmente democratico, considerando che venivano utilizzati locali pubblici con diritto di uso civico e che l’insieme degli utenti costituenti la “Compagnia” eleggevano annualmente un responsabile per il controllo della contabilità, nonché il “casaro” che riceveva uno specifico compenso sul lavoro giornaliero svolto, cui venivano assegnati determinati compiti, alcuni dei quali tassativi ed altri facoltativi quali, ad esempio, la pulitura e la custodia dei formaggi.
Gli aspetti più significativi della conduzione del caseificio e le varie fasi della lavorazione del latte sono esplicitati all’interno da un percorso basato su testi, schemi e immagini relative alla storia del caseificio con le relative norme e convenzioni gestionali, la funzione del casaro, la pesatura del latte, il sistema di raffreddamento, la formazione dei prodotti, il controllo della qualità del latte, i bovini, la monticazione con la malga.
Il caseificio turnario ha mantenuto le sue funzioni fino agli ultimi decenni del secolo scorso e conserva al suo interno l’attrezzatura completa e singolare dei mezzi utilizzati per la produzione del burro di affioramento e formaggio a lunga stagionatura.
Strutture che narrano la sapiente ingegnosità degli abitanti che hanno utilizzato l’acqua del torrente adiacente come forza motrice e per il raffreddamento del latte durante la stagione calda.
L’attività, situata nell’area di un antico forno fusorio lungo il corso del torrente Re, usufruiva dell’acqua di questo per produrre energia idrica, che dava movimento a tutta la struttura. Questa consta di una parte esterna, con canale per la conduzione dell’acqua, ruota e leva (manovrabile dall’interno) per la regolazione del flusso idrico, e di una parte interna, con un insieme di ruote e cinghie che determinavano la rotazione della zangola e dell’impastatrice del burro.
L’attrezzatura si completa con due caldaie in rame fisse per formaggio e ricotta, con una struttura che consentiva l’utilizzo dello stesso braciere che, azionato da una manovella, scorreva da una caldaia all’altra, consentendo un evidente risparmio di combustibile.
Sono presenti altri oggetti: la bilancia in ottone per la pesa del burro, due basculle per la pesatura del latte, alcune mastelle, un ripiano per lo scorrimento del siero, una macchina atta a comprimere e molti strumenti utili alle varie fasi di lavorazione.