Nella cucina (ora canti­na) di Dante Casalini, tra i mille oggetti che con­serva, si intravede un forno particolarissimo, perfettamente conser­vato e funzionante.

È una struttura molto ben costruita, regolare e precisa, con camera in­terna medio-grande in mattoni refrattari, come il contorno della bocca e parte della base (sembra siano però presenti anche delle lastre di pietra). Si trova dentro un camino, con il quale condivide la canna fumaria, ma si ha l’impressione che questo, relativamente piccolo, sia stato costruito succes­sivamente, utilizzando il forno come spalla laterale. Ci tro­viamo lungo via Re, in una zona in passato densa di mulini e fucine, in una casa dove mamma Pierina Grassi (1897 – 1980) faceva il pane tutti i lunedì, utilizzando la farina di frumento della famiglia. Dopo la guerra l’uso del forno si ridusse anche perché Dante, alzandosi alle quattro del mattino, si occupava del trasporto di venticinque chili di pane da Badetto alla bottega di Üsèpe butighér in Via Son­vico e riceveva in cambio i sei etti necessari alla famiglia.

Normalmente il forno era soprattutto a uso familiare, mentre a Pasqua diveniva meta del vicinato, che cuoceva le spongàde lasciandone una come compenso per ogni infornata.